Diario del 13 marzo 2017. Dedicato ai nostri ospiti di ieri e di domani.
La mattina del 24 agosto le gambe tremavano, le poche parole erano spezzate dalla paura.
Non la dimenticherò mai quella fredda mattina. Gli occhi smarriti di Silvia e suo marito, le bambine spaventate, avvolte dalle coperte e poi in macchina come un gioco per farle riaddormentare, cercando di non far percepire loro la paura. La signora Anna e sua figlia sedute sul prato, anche loro avvolte dalle coperte. Anna con il suo pancione e il marito erano piuttosto tranquilli, mentre i loro amici passeggiavano su e giù nervosamente. La famiglia di Andrea, arrivata la sera prima da Parigi per trascorrere una settimana sui Sibillini. Sua moglie, artista, ci mostrava i suoi acquerelli con un sorriso rassicurante.
Le poche parole e gli abbracci…
Quel giorno qualcuno ha deciso comprensibilmente di ripartire, altri di fare un’altra passeggiata in montagna per non pensare troppo. Il dispiacere nel vederli andare via con un ricordo non proprio piacevole delle loro vacanze.
Queste persone mi sono rimaste nel cuore un po’ di più di tutte le belle persone che in questi anni ho conosciuto qui, anche se non ho avuto modo di conoscerle in modo approfondito. I loro occhi e i loro sguardi mi sono rimasti dentro ed ho pensato tante volte se mi fossi trovata io al posto loro, se durante una vacanza, magari attesa per tutto l’anno, pianificata nei minimi dettagli, fosse accaduto qualcosa di davvero brutto che non avrei mai più scordato.
Ci sentiamo ancora, mi mandano dei messaggi, stanno seguendo la situazione, mi dicono che vogliono tornare appena possibile.
Quella mattina abbiamo acceso la TV, appoggiata per terra, fuori dalla porta per non stare in casa, le prime notizie e le prime immagini da Pescara del Tronto, ma eravamo ancora incapaci di realizzare quello che era successo. Sul cellulare le foto dell’ambulanza distrutta dell’ospedale di Amandola e della punta del campanile della chiesa di San Francesco che non c’era più. Da noi sembrava tutto ok, a parte la paura. Quella mattina non avremmo mai pensato che la situazione fosse così grave intorno, che alcune case nelle frazioni e nel centro storico di Montemonaco e nei comuni vicini fossero già state distrutte, che ci potessero essere delle crepe anche a casa nostra. Non eravamo rientrati in casa e non avevamo neanche pensato di osservare i muri, neanche nei i giorni successivi. Poi, solo qualche giorno dopo, ci siamo accorti che qualche crepa c’era, ma per fortuna niente di grave.
Eravamo stati molto fortunati, noi e i nostri ospiti, a non essere stati toccati fisicamente da quella tragedia, accaduta solo a pochi chilometri da noi. A livello emotivo, difficile realizzare e dare un senso. Difficile trovare le parole adatte per spiegarlo ai più piccoli.
I giorni e le settimane successive, lo sciame sismico. La paura che ritorna ad ogni scossa, ma ormai l’avevamo scampata. I letti sono rimasti disfatti per tanti giorni. Ma dovevamo solo cercare di dimenticare e di ritornare alla normalità.
A metà ottobre ci hanno fatto visita i blogger del progetto #ripartidaisibillini, a supporto delle strutture ricettive e attività dei Sibillini delle zone adiacenti all’epicentro, che sebbene non fossero state toccate direttamente dal sisma avevano visto azzerate le loro presenze e richieste. Con i loro racconti e le loro immagini erano riusciti a trasmettere la nostra voglia di ripartire e accogliere di nuovo turisti e viaggiatori.
Poi il 26 e il 30 ottobre.
Il terrore ritorna più potente e prepotente, quando sembrava che ormai fosse tutto finito. Ancora una volta siamo stati fortunati, ma quelle piccole crepe si sono squarciate, dentro come nel cuore, e la nostra casa è diventata inagibile.
Quel rifugio di tanti viaggiatori, amanti della montagna e della natura, che negli anni hanno apprezzato la nostra ospitalità familiare e trascorso qui tanti momenti spensierati alla scoperta degli angoli più affascinanti dei Sibillini, da quel giorno è vuoto e lo sarà ancora per molto.
Il 30 ottobre a Montemonaco era in programma la famosa Sagra della Castagna, che ogni anno richiama moltissimi visitatori da tutto il centro Italia. Quel giorno dovevano essere da noi Daniela, Patrizia ed altri loro amici ma all’ultimo momento, dopo le scosse del 26, avevano deciso di rinunciare. Per fortuna.
Senza averle mai incontrate prima, queste persone ci sono state vicine e ci hanno persino fatto visita di recente, per dimostrarci il loro supporto. Ci siamo abbracciati senza conoscerci. Un gesto che abbiamo apprezzato molto.
Da quel giorno, come loro, molte delle persone che abbiamo ospitato negli anni ci hanno contattato per sapere se stavamo bene e se avevamo avuto danni. Li abbiamo sentiti vicini anche se lontani. Anche un messaggio in questi momenti è importante e può cambiare la piega di una giornata grigia. Il loro supporto e la speranza che possiamo rimediare ai danni e tornare operativi al più presto ci danno una grande forza. Significa che un piccolo segno lo abbiamo lasciato, che questa piccola nostra realtà, creata con sacrifici e portata avanti con passione e condivisione, non è stata dimenticata. Che questi luoghi non sono stati dimenticati, ma hanno lasciato un bel ricordo a chi è passato di qua.
Negli anni eravamo riusciti a far apprezzare la nostra accoglienza anche fuori dall’Italia. Appassionati di turismo naturalistico, escursionismo, amanti del buon cibo italiano, dei nostri paesaggi sconfinati e multicolori, della cultura dei nostri borghi rurali, di esperienze autentiche, i molti stranieri che abbiamo ospitato sono rimasti entusiasti e strabiliati da questa parte d’Italia fuori dai grandi circuiti turistici, non nota al turismo di massa, ma anche per questo più vera, ed in grado di regalare emozioni ed esperienze uniche.
Proprio dall’estero stiamo ricevendo le prime manifestazioni concrete di solidarietà.
Dopo che nel mio ultimo post di qualche giorno fa ho parlato del nostro progetto di ristrutturare l’appartamento della Casa Gialla per adibirlo ad ospitalità, in modo da poter parzialmente ripartire quando sarà possibile, abbiamo ricevuto la volontà di sostenere questo progetto dal nostro amico Eric e tutta la sua famiglia da Chester (UK), dal nostro amico Jesse, da New York, che ci è venuto a trovare qualche anno fa, e da Harry e Linda da San Francisco che sono venuti alle Castellare per ben 4 volte, tappa fissa per ogni loro viaggio in Italia. Dalla mia amica Shelley, innamorata dei Sibillini, anche lei di San Francisco. Il nostro amico Geert dal Belgio, chitarrista, ha deciso di organizzare un concerto di beneficenza a supporto del nostro progetto, che si terrà il 20 maggio nella città di Gent, in cui si esibirà insieme ad una cantante.
Tutto ciò è fantastico!
Il lato positivo di questa “disavventura” siete stati e sarete voi, le persone che ci sono e ci saranno accanto con gesti diversi ma di grande significato. Che non fanno finta di niente e vanno avanti per la loro strada, ma si fermano e tendono una mano, ognuno a suo modo.
Grazie a tutti voi con tutto il cuore!
Il terremoto non fermerà la nostra voglia di ricominciare. Quindi voglio dirvi che a brevissimo inizieranno i lavori nel nuovo appartamento e per voi e per chi vorrà qui la porta sarà sempre aperta, noi ci saremo sempre, pronti con una merenda e un goccetto di liquore di “sbruilli” fatto da Pietro. Pronti a raccontarvi le leggende della Sibilla e delle fate ballerine e pronti a farvi vivere ancora i nostri Sibillini appena sarà possibile!
Nadia Buratti 13.3.2017